Rousseau e la Serva padrona

con
Edoardo SiravoVanessa Gravina*
Vito Cesaro e Claudio Lardo

e con
Enrica Mari, soprano
Mauro Utzeri**, baritono
Chiara Migliari, direttore al cembalo

azione teatrale di
Dora Liguori

con
Gabriella Casali
Eduardo Di Lorenzo

e con
l'Orchestra d'archi "Ass. G. Carissimi"

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* Francesca Fava 
a Battipaglia
* Silvia Siravo a Malta
** Carmine Monaco a Napoli

 una produzione
Associazione Musicale "G. Carissimi"

musiche
Giovanni Battista Pergolesi

costumi
Sartoria Marino

Luci
Antonio Cimmino

Audio e scenotecnica
Franco Ferrigno

regia
Dora Liguori


Fotografie di Emanuela Napoli

Video promo (9')

« di 70 »

E' la storia relativa alla strenua difesa che, nel 1752, il filosofo, letterato e musicista franco-svizzero Jean-Jacques Rousseau fece a Parigi della “Serva padrona” e che contribuì ad affermare definitivamente, nel mondo, la superiorità della musica italiana o meglio della “Grande scuola napoletana”. Ricordare l’impegno del filosofo Rousseau - con Voltaire, Diderot e D’Alambert fra i padri dell’illuminismo -, è operazione importante anche per le giovani generazioni poiché, egli, fu senz’altro il fondatore del concetto di “democrazia moderna” e di libertà sociale e morale dell’uomo che, come ebbe a dire: “nato libero non può morire in catene”. Furono proprio questi i princìpi che il filosofo ritenne di rinvenire nell’innovativo testo del Federici (autore del libretto della Serva Padrona), per farne metafora del suo concetto di rivoluzione sociale. Non a caso i contenuti sociologici della Serva padrona, come ben aveva intuito Rousseau, diverranno, pochi anni dopo, i prodromi per il divampare della “Rivoluzione francese”.
Nello specifico l’azione teatrale, con a seguire l’esecuzione integrale della “Serva Padrona”, intende ricostruire in modo divertentissimo, se pure filologicamente corretto, quanto avvenuto a metà Settecento a Parigi, allorché una compagnia italiana, diretta da Gustavo Bambini, come sopra detto, diventò, grazie al fortunato incontro con Rousseau, tanto celebre da suscitare, a Parigi, una lite generale (passata alla storia come la “Querelle des buffons”) e che vide giungere a teatro addirittura il Re di Francia Luigi XV con la Regina e Madame de Pompadour nonché altri dignitari. Fu quello il contesto nel quale avvenne un diretto confronto teatrale fra la musica francese e quella italiana; per la cronaca: fra l’ “Aci e Galatea” di Jean Baptiste Lully e, appunto, la “Serva Padrona” di G. B. Pergolesi.
Come ovvio Re Luigi XV consegnò la vittoria ai francesi, in ciò dimenticando che, comunque, a vincere sarebbe stata sempre l’Italia. Infatti anche il Lully, essendo nato a Firenze, non era francese bensì italiano.


La Valletta (Malta), Teatru Manoel
17 gennaio 2017

Battipaglia (SA), Auditorium del Centro Sociale
7 maggio 2016

Corinaldo (AN), Teatro "Carlo Goldoni"
4 dicembre 2014

Napoli, Teatro di Corte - Palazzo Reale
31 maggio 2014

 

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