Falcone e Borsellino, ovvero il Muro dei Martiri (2025)

opera lirica e in prosa, con
Vito Cesaro, attore (Falcone)
Claudio Lardo
, attore (Borsellino)
Grazia Sinagra
, soprano (Madre)
Filiberto Bruno, baritono (Padre)
Antonino Arcilesi, basso (Mafia)

musica di
Antonio Fortunato

libretto di
Gaspare Miraglia

orchestra e cori
Luglio Musicale Trapanese

maestro del coro
Fabio Modica

maestro del coro di voci bianche
Anna Lisa Braschi

Scene, costumi e luci
Daniele De Plano

Direttore di scena
Martina Mazzola

Maestri collaboratori
Luigi Fiore e Mirco Reina

produzione
Luglio Musicale Trapanese


Direttore d'orchestra
Carmine Pinto

regia di
Daniele De Plano


Entrare in Teatro, questa sera, significa entrare in un luogo di memoria e di emozione condivisa. Non troverete una scenografia che imita fedelmente la realtà, piuttosto uno
spazio simbolico, un paesaggio dell'anima che ci accompagna nel cuore di quelle giornate terribili e indimenticabili.
Ho concepito "Falcone e Borsellino" come un oratorio. Il cuore dell'oratorio è la parola messa in musica, amplificata dalla coralità e affidata all'immaginazione dello spettatore.
Tradizionalmente l'oratorio raccontava storie bibliche o religiose, affidando al coro il compito di essere voce della comunità, di commentare e di farsi eco degli avvenimenti narrati dai solisti. Non è un caso che, lungo i secoli, l'oratorio sia diventato anche un luogo in cui la musica si fa memoria civile, testimonianza, meditazione sul destino dell'uomo.
Sul palcoscenico si erge una struttura che richiama il teatro greco, antica culla del dialogo tra l'uomo e il destino, tra il singolo e la comunità. È lì che prende voce il coro, composto da adulti e da voci bianche: un coro che commenta, interroga, consola. Le voci pure dei bambini si intrecciano a quelle più mature, come a ricordarci che la memoria non appartiene solo al passato, ma vive e si rinnova nel futuro.
A lato del palcoscenico, un albero bianco. I suoi rami spezzati sono cicatrici, vite interrotte, nomi che non possiamo dimenticare. Ma quell'albero non è solo ferita: è anche radice, è la fragile e potente immagine di un'Italia che, nonostante tutto, resiste e rifiorisce.
Sullo sfondo un muro, il Muro dei Martiri di fronte al quale l'opera trae forza.
Attorno ai rami spezzati, cinque giovani danzatori, allievi del Liceo Coreutico della Città
di Trapani, incarnano nel gesto ciò che le parole non sempre sanno dire: la paura e il coraggio, il silenzio e il grido, la fragilità e la speranza. La danza traduce in movimento il racconto dei protagonisti e della musica, trasformando la tragedia in un atto poetico che ci appartiene.
Questo spettacolo non vuole essere una lezione, ma un incontro. Un atto d'amore e di gratitudine verso Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che con la loro vita ci hanno
insegnato che la giustizia e la dignità non sono mai un dono, ma una scelta quotidiana.
Che questa sera il teatro diventi un abbraccio: un luogo in cui ricordare, ma anche  sognare insieme la possibilità di un futuro diverso, libero e pacifico.

Note di regia di Daniele De Plano


Trapani, Teatro "M° Tonino Pardo"
@ Conservatorio di Musica "A. Scontrino"
26 settembre 2025

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